L'editoriale di G.B. Demarta

LA RAGIONE DEL MIO VOTO A MARCO MALTESU: di G.B. DEMARTA

"Nei dialoghi di queste settimane con amici, militanti e cittadini sto quasi classificando i generi di motivazioni che vengono date per la scelta del candidato da indicare nell’unica preferenza, sia esso del PD o meno. Sono tutte motivazioni rispettabili, ma molte rivelano lo smarrimento di un senso della politica che andrebbe velocemente recuperato finché possiamo arginare la deriva sociale che ci sta sovrastando: il candidato lo conosco, è della mia zona o è quello che il mio circolo maggiormente appoggia, me ne hanno parlato altri, o (peggio) voto il candidato che “si dice” sia favorito perché altrimenti è un voto perso, e così via. Dei contenuti programmatici non ne è nulla, se non le promesse anche sincere di rivoluzionare la convivenza umana che ciascuno riunisce nei propri volantini come se potesse colmare da solo il debito che per decenni la politica ha contratto verso la società civile. Ma la deriva della politica è proprio questo, l’incapacità di una vera elaborazione collettiva affidata al contatto con i saperi che possono mutare una società degradata. Marco è l’unico candidato che abbia saputo onorare in tempi non sospetti questa idea insuperabile della politica, avviando con “Progetto Genova” un lavoro continuativo di gruppo in grado di fornire soluzioni precise ai grandi temi del nostro degrado urbano, dall’energia alla mobilità e ai rifiuti. Ribadisco la mia scelta con questo criterio oggettivo proprio nel rispetto degli altri candidati che conosco e stimo, come dei nuovi ingressi quali quello di Laura Sicignano, la cui “Lettera all’elettore ideale” ha riscosso il mio grande apprezzamento. Ma proprio la prolungata disciplina che deve riportare l’immaginazione entro una politica umiliata, e che non può essere improvvisata in fase elettorale, mi induce a ribadire un sostegno a Marco Maltesu che va ben oltre l’amicizia e la stima per le qualità personali dimostrate nel richiamare alla politica molte persone confinate nel limbo oscuro dell’astensionismo".